IDENTIKIT
BAD INFLUENCER: È UN IMPOSTORE (DICE DI ESSERE CIÓ CHE NON É) USA BOT (AUTOMATIZZAZIONI PER GENERARE FOLLOWERS), ACQUISTA PACCHETTI= PUBBLICO NON DI QUALITÁ,. E QUALUNQUE STRATAGEMMA PER INGANNARE L’ALGORITMO E SCALARE LE CLASSIFICHE DEI RATING
POSSIBILI EFFETTI PERNICIOSI: PERDITA BUDGET, DANNO IMMAGINE DURAMENTE RECUPERABILE, PERDITA PUBBLICO, PERDITA DEL CONTROLLO SULLA NARRAZIONE AZIENDALE (saranno altri a dire chi siamo…)
SOLUZIONE: nel dubbio, “o volare bassi” o meglio non averne…
Come selezionare quello giusto: è un mestiere a tutti gli effetti e richiede come premessa l’essere un professionista della comunicazione. Se invece l’intento è semplicemente quello di smascherare impostori o strategie di forzatura tra le cose che tutti possiamo fare c’è sicuramente:
-rapporto tra quantità contenuti e numero followers. Con poche pubblicazioni sarà possibile aver cumulato centinaia o migliaia di followers?
- se presente anche in altre piattaforme verificare coerenza dei numeri, questo in caso di cifre a tre zeri.
- Utilizzare tools su internet come Hype Auditor (ne dico uno ce ne saranno molti altri non devo fare pubblicità non fornisco link) che permettono di verificare i trend dell’utente e tra questi parametri bisognerebbe prendere in considerazione almeno (basta inserire nella query la user):
- Info generali profilo: n follower/following/post/media/commenti/like
- Punteggio engagement (molto importante)
- Trend crescita profilo
- I suoi hashtag personali
- Guardare bene le curve dei trend per capire se ci sono dietro strategie di bot o acquisizione esterna si pacchetti.
- E poi la parola chiave è qualità: qualità dei contenuti e qualità dei followers. Attenzione però, c’è chi dice di dubitare quando sono presenti molti followers stranieri ma questo non è detto bisogna sempre tenere a conto del pubblico di riferimento . Quest’ultimo aspetto è quello più difficile da stabilire.
E mi devo ripetere, purtroppo quest’aspetto dei followers stranieri non deve trarre in inganno. Un esempio a portata di mano è proprio il profilo Instagram di @yourwineexport che annovera una consistente percentuale di contatti brasiliani ( tra l’altro i più “smerciati” per queste losche iniziative) ma in questo caso parliamo di importatori, distributori e qualche ristoratore con cui in una buona parte dei casi si hanno pure contatti diretti!! Quindi: va bene i consigli che si trovano ormai dappertutto ma nulla può sostituire una analisi qualitativa che, neanche a dirlo, richiede tempo!
Inoltre un altro aspetto da tenere in considerazione è che i criteri (tra cui quelli sopra) che molti marketer divulgano nelle loro pubblicazioni sono indispensabili per eseguire valutazioni in Italia o comunque in Paesi occidentali dove il fenomeno dei wineinfluencer è già affermato coerentemente con la maturità dei mercati.
La lente di Yourwineexport, come abbiamo visto più volte, guarda soprattutto ai mercati emergenti, dove, non si dice che insidie di questo tipo non esistano ma come tali “emergenti” restano ancora territori vergini. Se si possiede già una buona conoscenza del Paese in esame, da una rapida occhiata ai followers, dal tipo di “narrazione” si potrà capire se farà al caso nostro. Nel caso di giornalisti e personale particolarmente referenziato professionista nel settore enologico e influencer a “part-time” la conoscenza della lingua e della cultura del suo Paese sarà fattore determinante per ottenere maggiore attenzione e condizioni di maggior favore rispetto a interessati di altre nazionalità.
Un aspetto molto importante che vale per gli infuencer come per tutti i “mediatori”della nostra narrazione è che non ci dobbiamo affidare a loro al 100%. Nessun professionista vi chiederà mai di farlo. Ricordiamolo sempre. Si può mantenere il proprio audiens (quello dell’influencer ) conservando il proprio registro (stile, filtri etc) ma sempre veicolando la narrazione del committente. Sembra una cosa banale ma non lo è affatto. Sono pochissimi a farlo. Da escludere chi mantiene sempre lo stesso set cambiando solo la bottiglia. L’influencer deve mantenere il suo stile senza stravolgere o peggio impossessarsi dei significati dell’azienda di cui si rende ambasciatore.