Per localizzazione si intende un pratica intenzionale e strategica di progettazione di formati e contenuti, loghi e nomi fatti su misura per la loro veicolazione e pubblicazione presso un determinato pubblico lontano da quello dell’impresa ma caratterizzato da una comune cultura. Ecco che la scelta della lingua diventa solo una delle problematiche legate a questa pratica. A volte è bene ricordare che il lavoro di traduzione non è semplicemente un lavoro di sostituzione di una parola con un altra ma richiede una attività interpretativa che può essere svolta solo da chi conosce bene entrambi i sistemi linguistici e ha una profonda conoscenza di entrambe le culture. Nella comunicazione digitale, inoltre, essa si estende alla strutturazione delle informazioni, la scelta e disposizione dei bottoni che generano l’interazione, la scelta delle immagini, dei colori la proporzione tra immagini e testo, scelta font e ultimo ma non meno importante, la narrazione adeguata: il giusto storytelling. Quest’ultimo meriterebbe ( e otterrà separata trattazione) un capitolo a parte perchè gli immaginari archetipali cambiano da popolo in popolo e occorre conoscerli.
In realtà anche la scelta del lingua, anche da parte di chi si è preoccupato della regionalizzazione del sito offrendo l’opzione multilingue non è scontata. Scegliere la lingua portoghese se il proprio pubblico di riferimento è per esempio, brasiliano, può risultare un errore sotto il profilo della localizzazione poiché sono due lingue distinte. Problema che si presenta in misura minore, con un altro esempio, tra pubblico americano e inglese. Benché esistano differenze tra le due lingue.
La localizzazione o regionalizzazione è una pratica ben precedente all’era della digitalizzazione che caratterizza da sempre il commercio, tuttavia con l’avvento del digitale, come abbiamo visto, assume una maggiore pervasività.
Fermo restando quanto dissertato vale la pena chiedersi fino a che punto il prodotto vino dovrebbe subire questa trasformazione essendo più di qualsiasi altro prodotto collegabile a un preciso territorio e a una precisa cultura: come è noto molte etichette recano nomi di origine regionale e/o dialettale e di difficile quando non impossibile traduzione. Ecco che in questo caso svolge un ruolo fondamentale il content media management collegato all’azienda (landing page, canale youtube, social media con contenuti localizzati, mediazione di influecer e/ giornalisti ) chiamati ac svolgere questo ruolo di traduzione e interpretazione del prodotto presso il pubblico locale. Rimane certamente da ricordare che alcune voci dell’etichetta vanno localizzate per norma di legge secondo le disposizioni delle autorità locali sotto la voce etichettatura e questo costituisce un aspetto sul quale occorre informarsi in fase di scelta del paese. In questo caso si tratta evidentemente di un adempimento (compliance) e non di una scelta di mercato.
Diversamente si potrebbe dire per quei prodotti destinati alla GDO che nascono come prodotti destinati per specifici mercati per cui è il prodotto
nella sua essenza e nel suo marketing ad essere localizzato. Tipologia di vino ( fermo o spumante), residuo zuccherino e/gradazione fino arrivare al packaging sono frutto di una programmazione che tiene conto dei gusti del mercato di destinazione.
Ricapitolando: per vendere il vino presso pubblici distanti culturalmente occorre localizzare in ogni caso. Nel caso di prodotti altamente artigianali e collegati al territorio occorrerà investire nella comunicazione e nella localizzazione dei contenuti , nel caso prodotti destinati alla GDO più sul product design e forse meno nel content media management.