Se nella parte introduttiva a questo blog ci siamo chiesti quanto effettivamente la situazione congiunturale abbia sostanzialmente cambiato lo scenario, ora, non ci resta che provare a prendere in considerazione nuovi scenari. Possiamo iniziare col dire che è innegabile che paesi tipo UK e Svizzera, e anche la sempre profittevole Germania, e pure i fidatissimi scandinavi mostrino da tempo i sintomi della saturazione. E nel caso specifico di UK accanto alla BREXIT possiamo constatare anche un cambiamento delle preferenze dei consumatori che si fanno sempre più esigenti ed aperti alle novità, spesso provenienti dal Nuovo Mondo. La Francia tiene numeri alti grazie all’importazione di prosecco e il Belgio continua a mantenere un ruolo di primaria importanza ma rimangono sempre zone di grande competitività . Per cui occorre domandarsi se vale ancora la pena rincorrerli oppure iniziare ad investire su mercati meno maturi. Per restare in ambito europeo la Polonia si è affacciata destando molto interesse, a seguire sempre per quanto riguarda l’est europa la Repubblica Ceca e la Slovacchia.
Per quanto riguarda i paesi terzi il mercato principale rimane quello USA in parte consolidato ma con molti stati ancora tutti da esplorare. Per il Canada vale un discorso analogo anche se da molti osservato a distanza per la presenza del monopolio e la onerosa partecipazione ai tender. La Cina ha segnato una battuta d’arresto specie per quanto riguarda l’importazione francese, il primo paese europeo, consolida il legame con il Cile anche grazie alla capacità di quest’ultimo di fare sistema. Per l’Italia rimane un paese che riserva grandi opportunità capace di premiare gli audaci ma non gli avventurieri. Battuta di arresto per Hong Kong che perde un pò il suo ruolo di centralità e porta d’accesso verso l’estremo oriente.
Rimanendo in estremo oriente vale la pena menzionare la Corea del Sud che rappresenta sempre più una realtà interessante grazie ad accordo di libero scambio con l’Italia e il Giappone mercato di grande valore qualitativo.
Ora, al di là dei numeri che possiamo estrapolare dai report tocca introdurre una considerazione
che è anche un pò il punto di osservazione del progetto yourwineexport. Abbiamo è detto più volte che per analizzare e anticipare certi fenomeni non sempre ci si può basare solo sui dati, occorre anche un approccio più umanistico, a restituire quella visione “ di insieme” che nella storia ci ha portati a “fare bene” e che a volte, oggi, si perde a causa degli eccessi di specializzazione e l’estrema affezione ai numeri.
È innegabile come, guardandoci un pò intorno, magari ripensando a contenuti di intrattenimento a quali siamo stati esposti: film, trasmissioni televisive, shows ed eventi, non possiamo non riconoscere come l’oggetto bottiglia di vino e il suo complementare, il calice abbiano negli ultimi anni invaso la quasi totalità degli ambienti. Usati come elementi di arredamento, di arricchimento e complemento di scena volto a impreziosirne l’aspetto. Elementi di tramite tra quanto è visibile e di ciò che deve rimanere implicito. Allo stesso tempo ci tocca riconoscere come il vino presentato sempre con i suoi fedeli simboli , ovvero il il calice e la bottiglia, siano diventati anch’essi metafora del vecchio continente. Specie per i pubblici extra europei. Benché come ben sappiamo i vini del Nuovo Mondo svettino nella classifiche mondiali. Questo almeno è vero nell’ immaginario dei grandi paesi emergenti come Cina, Russia e Brasile e per naturale estensione verso tutti gli altri paesi in cui e in fase di formazione una classe media. Una popolazione che nella totalità dei casi è digitalizzata e che quotidianamente fruisce contenuti di almeno due o tre social. Questa consapevolezza ci permette di smettere di volgere l’attenzione solo ai paesi dei mercati presi in considerazione dai report e iniziare a muoversi verso nuove realtà: è giunto il momento di conquistarsi e coltivarsi una propria nicchia considerando anche paesi meno battuti. Il progetto della cantina digitale prevede proprio la creazione di contenuti dedicati per pubblici ben individuabili . Inoltre la combinazione tra digital export e ospitalità è strategica perchè in base all’ l’esperienza accumulata negli ultimi anni abbiamo capito che gli utenti usano i contenuti digital anche in maniera “bulimica” ma sempre con scopo ti ottenere esperienze reali, le migliori possibili riducendo il margine di sbagliare. Che siano la degustazione di una etichetta in casa propria o, ancora meglio, nel territorio vocato.