nell’Enoturismo
Homotenashi è una parola di lingua Giapponese che in italiano viene tradotta come ospitalità.
Tuttavia questa parola si riferisce a un concetto che và ben oltre il suo significato letterale, perché per i giapponesi essere ospitali significa porsi nei panni dell’altro e per questo motivo questo termine è stato acquisito nel marketing e nella customer experience.
L’Ospitalità Italiana non ha subito questo processo di appropriazione tuttavia è internazionalmente conosciuta e riconosciuta al punto di diventare un vero e proprio brand. Pari solo al Made in Italy.
E pone le sua basi su presupposti completamente diversi rispetto alla prima. È un qualcosa di innato nelle persone e in genere ha come sua conseguenza la riduzione delle distanze e il desiderio dell’altro di tornare. E ripetere l’esperienza.
Nel panorama in evoluzione dell’enoturismo, l’Hospitality Manager emerge come figura chiave per il successo di aziende vitivinicole e wine resort. Questo professionista poliedrico assume il ruolo di ambasciatore del brand, orchestrando un’esperienza indimenticabile per i visitatori e contribuendo in modo significativo alle strategie di export.
Un ruolo ibrido tra guida e sommelier
L’Hospitality Manager si colloca a metà strada tra la guida turistica e il sommelier, padroneggiando competenze che spaziano dall’accoglienza e all’intrattenimento, alla profonda conoscenza del vino e del territorio.
Egli non solo guida i visitatori attraverso i vigneti e le cantine, illustrando i segreti della produzione e della storia aziendale, ma li accompagna anche in un viaggio sensoriale attraverso la degustazione. Le sue capacità di comunicazione si elevano a livello di narratore, tessendo storie avvincenti che intrecciano il vino con la cultura e il territorio,coinvolgendo emotivamente i partecipanti.
L’arte dell’Interpretation Heritage
Per creare un’esperienza davvero immersiva, l’Hospitality Manager attinge alle tecniche di Interpretation Heritage, tipiche dei guardiani di parco. Si tratta di un approccio che trasforma ogni visita in un’esperienza educativa e coinvolgente,valorizzando il patrimonio culturale e naturale dell’azienda.
Inglese: la chiave per un pubblico internazionale
In un mercato sempre più globale, la padronanza della lingua inglese è un requisito fondamentale per l’Hospitality Manager. Egli deve essere in grado di comunicare con visitatori provenienti da tutto il mondo, utilizzando un linguaggio semplice e accessibile, senza eccedere in tecnicismi, ma condendo il tutto con un sapiente uso dello storytelling.
La conoscenza della terminologia enologica inglese è indispensabile per condurre degustazioni e masterclass di alto livello, soddisfacendo le esigenze anche dei palati più esperti.
….e non trascurare neppure le altre lingue!
E sempre bene ricordare che il mondo del vino da molti è osservato con un certo timore, così come la lingua inglese: in certe situazioni può rafforzare le barriere già presenti. Quindi non solo è auspicabile privilegiare la scelta di parole semplici ma, in alcune situazioni può rivelarsi azzeccato il tentativo di usare la lingua dell’interlocutore anche a spese di qualche piccola mancanza. Suscitare empatia e vicinanza con il pubblico spesso trova più favori rispetto al professionismo.
Un ambasciatore del vino e del territorio
L’Hospitality Manager non si limita ad accogliere e intrattenere i visitatori, ma diventa un vero e proprio ambasciatore del vino e del territorio. La sua passione e il suo entusiasmo contagioso si traducono in clienti fidelizzati, pronti a promuovere l’azienda e i suoi prodotti sui mercati internazionali.
In definitiva, l’Hospitality Manager rappresenta un valore aggiunto inestimabile per le aziende vitivinicole e i wine resort,contribuendo al loro successo non solo in Italia, ma anche all’estero. La sua capacità di creare esperienze uniche e memorabili, unita alla sua profonda conoscenza del vino e del territorio, lo rende un protagonista chiave nel panorama in evoluzione dell’enoturismo.