Luigi Veronelli ha proposto l’accostamento tra vignaiolo e l’autore di una opera letteraria proprio per l’unicità che caratterizza il loro prodotto ma anche per lo sforzo interpretativo che accomuna entrambi. L’autore di un libro opera prevalentemente nella sfera culturale mentre il vignaiolo collega quest’ultima a un prodotto naturale.
Noi, con un ulteriore sforzo estensivo potremmo dire che se un autore richiede di una casa editrice per essere conosciuto, allo stesso modo un produttore, oggi più che in passato, dovrebbe avvalersi di una piattaforma digitale.Sfruttando quanto più possibile la multimedialità per valorizzare quanto più lo distingue da altri. Se nell’epoca di Luigi Veronelli la forma prevalente di comunicazione era la scrittura, oggi, non solo abbiamo la possibilità: siamo chiamati (dai nostri pubblici) a comunicare attraverso vari media e piattaforme.
La pratica di gestione dei contenuti all’interno di queste piattaforme si chiama content management è non è solo una forma per coltivare un proprio audiens è oggi lo strumento più efficace per ottenere clienti di qualità. Per qualità si intende un pubblico informato, attivo, motivato, coinvolto e persistente.
Il termine content management sta ad indicare una serie di processi e tecnologie ad essi correlate a supporto della raccolta, gestione e pubblicazione di informazioni indipendentemente dal tipo di supporto utilizzato.
Il termine gestione ha a che vedere con la lavorazione del contenuto e qualunque processo di gestione del ciclo del suo ciclo di vita.
Quando si parla di ciclo di vita di un contenuto ci si riferisce alla sua creazione, al suo aggiornamento, alla pubblicazione, alla eventuale traduzione e si conclude con l’archiviazione e suo eventuale utilizzo.
Uno strumento diffuso nella gestione dei contenuti, sopratutto se destinati alla fissazione in rete è il Content Management System, spesso abbreviato in CMS e sta a indicare uno strumento software installato su un web server dedicato alla gestione dei contenuti e alla loro pubblicazione senza che l’operatore produca codice informatico.
Il content manager è colui che tratta queste informazioni, secondo una linea editoriale data, e le pubblica secondo i canali digitali che ritiene più idonei, avvalendosi di queste tecnologie che non richiedono la mediazione ulteriore di un tecnico per a traduzione in codice.
Ciò che differenzia un content manager da qualsiasi altro tipo di operatore dell’informazione è che organizza i contenuti partendo dalla conoscenza dei pubblici e dei loro rispettivi canali. In pratica sa esattamente cosa veicolare, a chi e con quale mezzo.
Queste prima definizione ci permette di capire come la trattazione di temi inerenti il mondo enologico, a partire dal sito internet-hub, non possa essere lasciato ad una agenzia generalista.
Il social media manager è legato al social media marketing ovvero quella branca del marketing che si occupa di generare visibilità sui social media, sulle comunità virtuali e in genere nel web 2.0.
La differenza sostanziale è che in questo caso i contenuti non vengono veicolati da una piattaforma di proprietà dell’interesse che rappresentano o di chi intende stabilire relazioni.
Inoltre essendo i social media strumenti in primo luogo relazionali, il tipo di comunicazione che si viene a instaurare è molto più dialogica rispetto al sito web e al blog, dove di fatto è possibile disabilitare l’intervento di utenti esterni: di conseguenza il content manager dovrà possedere competenze in ambito enologico.
Lo scopo derivante dall’impiego di queste tecnologie da parte di una impresa è stabilire una affinità con i propri pubblici di riferimento.
Queste piattaforme permettono di sfruttare l’azione di marketing virale: viene creato un contenuto e se ritenuto interessante da altri utenti, esso viene condiviso e in questo modo diffuso ad altri utenti, attivando così un meccanismo di passaparola che incrementa la visibilità del soggetto emittente.
A differenza del web marketing dove il flusso è di tipo tradizionale: azienda, editore, consumatore, nel social media il consumatore svolge un ruolo sia passivo che attivo.
È evidente che uno strumento di questi tipo diventi strategico anche nella customer care finalizzato all’ottenimento dei feedback.
Oggi il sito web, oltre ad essere un validissimo dispositivo di narrazione è anche uno strumento di grande utilità pratica per la distribuzione la raccolta delle informazioni. In un contesto dove le informazioni fluiscono in continuo (Instagram, Facebook etc) il sito in quanto tale rimane un punto fermo raggiungibile dal cliente in qualunque momento. Contenitore di schede del prodotto, cataloghi, accessibile in qualunque momento e fornito di quei profili istituzionali aziendali utili per la stampa.
Il sito è inoltre, un ottimo strumento per superare quella mediazione culturale spesso rappresentata dai distributori : è possibile in questo modo dialogare con il consumatore pur non vendendo il prodotto direttamente.
Se attraverso il social si raggiunge il consumatore, il sito è l’ambiente i cui il consumatore decide il livello di approfondimento che ritiene necessario: per questo riveste un ruolo importante nel soddisfare la componente attiva del consumatore. Una piattaforma e-commerce per la vendita diretta di vini, da parte di una cantina di piccole-medie dimensioni, non richiede particolari costi aggiuntivi oltre a quelli di un sito standard.
Inoltre, anche senza il completamento dell’acquisto, queste tecnologie permettono di mantenere traccia delle interazioni degli utenti e in questo modo ottenere preziose informazioni sulle loro preferenze e abitudini di navigazione all’interno del sito.
Questa funzionalità che apparentemente sembra non interessare direttamente il ruolo del digital export manager, in realtà gli è da ausilio perché attraverso il selettore linguistico ha modo di apprendere informazioni sulla provenienza dei suoi pubblici e inoltre semplificare le procedure per l’emissione dei preventivi.
L’ Info-commerce (blog. forum e pagine informative indirettamente collegate al prodotto) è quella pratica web che impiega l’utente potenziale cliente nella ricerca di informazioni su prodotti e servizi allo scopo di svolgere una attività comparativa per quanto riguarda le caratteristiche e il prezzo. A differenza del caso precedente questa ricerca è meramente comparativa e la fase di acquisto è successiva e avviene nel contesto reale. Si tratta in realtà dell’uso prevalente che i pubblici, ad oggi, fanno all’interno della ricerca dei prodotti sul web: solo una parte dei prodotti ricercati si conclude in una transazione online. Tuttavia è possibile sfruttare strategicamente questo fenomeno sviluppando una serie di siti e blog satelliti all’attività, finalizzati a sviluppare argomenti e documentare il pubblico .
Una volta vista l’utilità che può rivestire l’impiego del blog nella sua missione informativa passiamo subito a dire che il lavoro necessario per il mantenimento di un blog molto attivo, è sicuramente sufficiente per occupare il quotidiano di un content manager. Visto che la nostra intenzione è quella di raggruppare tre figure professionali in una sola vedremo quali sono le attività che un buon digital export manager (non propriamente un blogger) dovrebbe mettere in atto, e quali invece tralasciare.
Prima di tutto chi apre un blog dovrebbe stabilire una linea editoriale e una strategia di posizionamento. Per molti questo è un problema serio perché decidono di voler avere un pubblico senza prima avergli dato un volto. Realizzare un blog per una azienda vitivinicola che commercializza il proprio vino presuppone che un volto al pubblico l’abbia già dato.Se così non foss, è bene prima di intraprendere qualsiasi investimento, spendere qualche risorsa in più per colmare questa lacuna.